Il volume si compone di una serie di affondi che indagano la presenza di opere della classicità nell'officina della Gerusalemme liberata, dai canonici Lucano e Virgilio ad autori più marginali come Curzio Rufo e Senofonte. Lo studio dell'iter redazionale di singoli episodi del poema si intreccia alla ricostruzione della biblioteca di Tasso e delle concrete modalità di lettura, annotazione e reimpiego dei suoi libri; in parallelo, l'analisi si poggia su una costellazione di altri testi tassiani, anche tardi, che permettono retrospettivamente di gettare luce su zone del capolavoro rimaste finora meno esplorate. A più riprese l'attenzione converge sui delicati equilibri che si delineano nello schieramento crociato, spesso minacciato da spinte centrifughe e disgreganti: emblematiche sono la vicenda di Sveno nel canto VIII così come quella di Goffredo nel canto XI, rilette sulla filigrana dei precedenti antichi di volta in volta sottesi.