Scrittore per gran parte della sua vita senza lettori, autore "periferico", benché più "europeo" di tanti suoi contemporanei, Italo Svevo è ormai da tempo considerato uno dei maggiori narratori italiani fra Otto e Novecento. I saggi raccolti nel volume danno per acquisita, per la sua opera, la nozione di classico, proponendo per ogni ambito della sua produzione un'analisi fondata sul confronto sia con gli altri suoi scritti sia con la tradizione europea ed evitando quelle interpretazioni unilaterali che in passato lo hanno visto come il romanziere della psicoanalisi, della crisi della borghesia o addirittura, per alcuni lavori, come un naturalista attardato. La convinzione degli autori, infatti, è che il percorso di Svevo si evolva e si rinnovi senza brusche fratture: anche nell'ultima stagione i nuovi decisivi stimoli culturali (da Freud a Joyce) si combinano con gli antichi (da Schopenhauer a Flaubert, a Zola) senza rimpiazzarli. Chiudono il libro un'innovativa messa a punto sulla lingua e lo stile e un profilo della sua ricezione, dal "caso" Svevo fino ai vari tentativi di riscrittura cinematografica e televisiva.