La tragedia, come è noto, fu a lungo il sogno di molti scrittori italiani che si cimentarono, tra Cinquecento e primo Ottocento nel genere che Aristotele concepiva come sommo. Quella partita non ha portato quasi mai a risultati felici e condivisi, ad eccezione del dominante capitolo alfieriano e di qualche altro significativo episodio, dal Maffei a Manzoni; tuttavia l'ambito della tragedia ha costituito un importante laboratorio di discussione e di collaudo sperimentale. Obiettivo del volume è fare il punto su tutto questo e verificarne i principali passaggi nel corso di tre secoli. Il libro riporta gli atti del Convegno di Studi del Dipartimento di Letteratura, Linguistica e Scienze della Comunicazione dell'Università di Verona.