Luciano Erba, poeta, traduttore e saggista, è stato autore di un'opera di distillata originalità che è cresciuta, in forme coerenti, lungo un arco temporale di oltre mezzo secolo. La sua è una scrittura di toni smorzati e di eleganti disinvolture, variamente segnata da affabilità ironiche e da svagate ritrosie. Con un minimalismo esibito, che non preclude dimensioni più arrovellate e implicitamente tragiche, percorse da interrogativi esistenziali e metafisici. La complessità della sua opera viene qui affrontata da angolature diverse. Vengono indagati la produzione poetica, marcandone evoluzioni e continuità (Prandi e Grignani), testi e stilemi specifici (Magro e Fioravanti), le relazioni privilegiate intrattenute con l'editore Scheiwiller (Cicala), le varianti di Natura naturans e il loro legame con le opere d'arte di Giovanola (Milone) e infine le scelte, spesso ardite, di Erba traduttore da Sponde, Frénaud e Racine (Grata, Poli e Benzoni).