Riflessione, narrazione, autobiografia. Tre segni non di un'ibridazione tra i generi, ma di una saggificazione della letteratura dell'estremo contemporaneo. Sebald, Carrère, Trevisan, Vasta, Vollmann, Dyer, Wallace, Nelson, Forest. Assistiamo al ritorno di un'antica linfa, una forma dimenticata fattasi però indispensabile agli scrittori del nostro tempo: il saggio. Più che un genere, è una pratica: il saggismo. Lontano da essere una forma vincolante, è un protocollo di scrittura duttile e poliedrico che risale ai tempi degli Essais di Montaigne. Oggi, più che mai, si nutre di conoscenze scientifiche, di indagini sul campo, di esperienze personali: per oggetto interposto, il narratore-saggista indaga se stesso quanto la cultura che lo circonda. Postfazione di Daniele Giglioli.