Anatomia dell'epica da Tasso a Graziani è il tentativo di svincolare il poema eroico tra la Gerusalemme liberata e la metà del Seicento dal paradigma crociano del "fallimento" Barocco. Il volume interroga oltre sessanta prove della narrativa in versi tra Cinque e Seicento (e, in margine ad esse, i paratesti: poetiche, trattati e commenti) sui versanti dell'unità del racconto, dell'inventio e dello stile per tracciare il percorso di un genere tra accettazione, resistenza e revisione dei modelli (non solo Tasso, ma anche Ariosto e Marino). All'origine della dilagante moda dell'epica vengono ravvisate tre direttrici critiche: l'assimilazione della modernità nel racconto storico-verisimile, l'integrazione dei nuovi modelli (quello diegetico di Tasso e quello stilistico di Marino), l'arricchimento dell'idea tassiana di racconto con nuovi strumenti. Ciò che emerge è la straordinaria vitalità di un genere ingiustamente considerato al tramonto e che, al contrario, si dimostra ancora capace di produrre testi degni di attenzione e di studio.