Questo lavoro ed anche tesi, nel momento in cui fu discussa (1985) rappresentava l'unico lavoro scientifico dove si trovavano raccolti e discussi i carmi del poeta ascrivibili alla categoria della parodia, consegnava, dopo la raffinata acribia delle singole analisi argomentate con impeccabile metodo, la presentazione di una nuova immagine di Catullo, che la ricerca successiva ha poi consolidato: "Il volto di Catullo che va riscoperto è quello di un poeta che gioca con la lingua, col mito, con la tradizione letteraria, il poeta che non prende sul serio la bigotta società del suo tempo, e non prende sul serio nemmeno sé stesso e le sue presunte sofferenze di poeta innamorato, legate solamente all'arte e non all'autobiografia. [...]". Prefazione di Paola Radici Colace.