Un Cechov femminista a sua insaputa che, attraverso i suoi quattro capolavori teatrali composti fra il 1895 e il 1903, canta la progressiva liberazione della donna dalla violenza maschile. Nel primo dramma (Il gabbiano) il rifiuto - a quattro voci - della funzione generatrice della donna. Da quel momento in avanti, solo donne che inseguono il proprio desiderio. La Elena diZio Vanja è svelta a riconoscerlo ma fatica a sbarazzarsi di un corteggiatore sessualmente molesto. La Masa diTre sorelle, invece, il suo desiderio lo cova da quattro anni di un infelice matrimonio, ed è fulminea a conquistarsi l'uomo del suo cuore e dei suoi sensi, senza nessun imbarazzo nei confronti dello squallido marito. La Ljubov' delGiardino dei ciliegi, infine, conclude la lunga marcia splendidamente sola. Di uomini ne ha avuti, forse persino troppi, ma sono alle sue spalle: li ha dissipati come ha dissipato i rubli del proprio patrimonio. È la più scandalosa delle eroine cechoviane, la più libertina, ma non conosciamo nulla del suo eros; percepiamo benissimo la brama carnale di Elena e di Masa, ma Ljubov' ci depista e quasi ci sbeffeggia con il suo profilo di crocerossina, di infermiera devota a un maschio egoista e crudele. Rispettiamo tuttavia la sottile perversione masochista che intuiamo in lei, testimonianza di una donna definitivamente affrancata da ogni subalternità, a figli fratelli mariti parenti, alla morale e alle istituzioni. I 4 capolavori teatrali di Cechov in un close reading provocatorio e intrigante che si legge con leggerezza, come fosse un racconto.