Se avete, come il giovanissimo Antonio Delfini, la vocazione a diventare imperatore, se volete fare l'influencer sul tema-bandiera dell'«inconsistenza» o avete il dono dell'ubiquità, se come Il'ja Ilic Oblomov siete pigri e indolenti e aspirate a istituire, con il beneplacito dell'Onu, la GIORNATA INTERNAZIONALE DEL PERDIGIORNO, se vi domandate se l'uomo è davvero ciò che mangia o cosa succederebbe se avessimo due gambe in più, se indebitamente vi hanno sequestrato dei sogni lasciandovi in uno stato di cagionevole afflizione, allora questo libro può aiutarvi a non trovare alcuna risposta. Le storie che qui si raccontano sembrano in apparenza bislacche, visionarie, ma in realtà, a modo loro, riflettono le paure, le contraddizioni, le aspettative della nostra incerta quotidianità. Storie al limite del ridicolo, di una comicità surreale, a volte involontaria, brevi, acidule, sulfuree. Leggendo queste storie si ha l'impressione che gli scorci narrati, reali e paradossali, «le pieghe più minute dei fatti», riguardino ognuno di noi molto da vicino.