"Questo libro è il tentativo non tanto di leggere il Macbeth atto per atto, scena per scena e quasi verso per verso, quanto di affrontare una 'lettura' che fosse il più possibile fedele alla natura stessa del linguaggio shakespeariano. Una lettura, cioè, non parziale, non settoriale, ma che si sforzasse di cogliere, di quel linguaggio, la straordinaria totalità espressiva, la capacità da un lato di fondere in una forma unitaria parola e azione, immagini e personaggi e, insomma, poesia e teatro e, dall'altro, di calare in tale forma la materia tutta - sentimentale e intellettuale, morale e politica, individuale e sociale - della realtà. Fino a che punto il tentativo sia riuscito potrà dirlo il lettore: l'autore può specificare, semmai, che egli si è rivolto non soltanto al filologo ma anche all'uomo di teatro, non soltanto al critico ma anche allo spettatore, non soltanto all'anglista ma anche all'uomo di cultura per il quale Shakespeare, se non è oggetto di studio specialistico, è tuttavia parte viva e necessaria della sua esperienza." (dalla Premessa)