Il testo è diviso in due parti, la prima è una raccolta di eminenti piemontesi, o quasi, la cui storia dovrebbe essere maggiormente conosciuta. Spesso apprendiamo di personaggi, che hanno lasciato un'impronta con il loro comportamento e le loro scoperte, di cui, per un insieme di coincidenze, pochissimi ne conoscono la storia. La seconda parte racconta piccole storie di Torino, legate da un filo invisibile ma reale, che permette di collegare un evento storico con altre situazioni consentendoci di vedere le cose in modo globale e capire le storie nel loro sviluppo dinamico. Scopriremo un San Cafasso sconosciuto alla maggioranza delle persone, poi un Silvio Pellico che si adopera per i più sfortunati. Ma la grande riscoperta sarà venire a conoscenza di tutte le attività in cui era impegnata la marchesa Giulia di Barolo che, benché fosse di origine francese, può essere considerata in tutto e per tutto una piemontese. Seguendo le tracce di Silvio Pellico, della marchesa di Barolo e di altri personaggi ci vedremo catapultati nella Torino della prima Omeopatia. Il libro vuole essere un altro piccolo tassello di una storia immensa che possiamo continuare a chiamare: Questi Piemontesi.