"Senesità" è un argomento discusso da sempre ma caduto in disuso forse perché troppi lo hanno legato alla crisi del Monte dei Paschi di Siena. L'autore cerca di dimostrare come questa particolare identità dei senesi abbia radici e motivazioni ben più profonde del legame con l'antica (sua?) Banca. Se la si vuol capire occorre svolgere una serena analisi antropologica e misurarsi con il presente ma soprattutto verificarne la possibilità di esistenza nel mondo futuro. C'è da riscoprirne i molti lati positivi e "quindi pensare ed agire senza sentirsi traditori del mondo o psicopatici con la sindrome di Peter Pan". Il concetto di senesità è stato inquinato da quando è stato assunto da una parte politica (ma ci sono dei ripensamenti...) che ha tentato di inquadrarlo - assieme alle identità, alle tradizioni e alle radici - come un inaccettabile steccato mentale. Attraverso il racconto delle molte esperienze maturate nelle istituzioni senesi (Consiglio Comunale, Università per Stranieri, Monte dei Paschi) e nell'ambito delle storiche Contrade l'autore ripropone il concetto affermando che "essere cittadini del mondo non ci esime dall'essere prima di tutto buoni senesi". Prefazione di Luca Luchini.