Le Langhe: coltivate e conosciute da oltre cinquemila anni, oggi percorse da turisti di tutto il mondo, alcuni dei quali conoscono ormai bene i nomi dei paesi e in alcuni casi anche delle singole vigne. Un territorio così fortemente antropizzato può conservare ancora dei misteri degni di questo nome? Parrebbe di no, almeno a percorrere in auto le sue belle strade tortuose fra vigneti e noccioleti perfettamente coltivati. Ma bisogna prendersi il tempo di percorrerle a piedi, di guardare negli angoli più reconditi, di porsi delle domande, per scoprire che le Langhe non si rivelano mai facilmente né interamente, e conservano, sì, un fascino a volte misterioso. A partire dal nome: le spiegazioni proposte fino ad oggi non sono convincenti. Parola di origine celtica? Forse. O germanica? Se la radice è "land" allora ha senso la definizione di "deserta Langarum" cioè di terre desolate che troviamo nell'editto di Ottone I nell'anno 962. Altrimenti il "lang" sempre germanico si collegherebbe alla definizione di "lunghe colline" come effettivamente appaiono nel loro sviluppo allungato. Maurizio Rosso ci conduce per mano lungo un cammino pieno di fascino e di storie - da Pertinace a Vittorio Emanuele II, dai Catari ai partigiani, da San Teobaldo alla Marchesa di Barolo - in una terra che vale la pena conoscere, oggi più che mai.