Nel Settecento Rionero divenne il centro di consistenti flussi migratori dai paesi e dalle province limitrofe. La popolazione decuplicò, l'abitato crebbe disordinatamente, con "grotte, edifici di fabbrica e case palazziate", e, nonostante le restrizioni della politica tanucciana del regime borbonico, nacquero due nuove parrocchie, altari e cappelle di giuspatronato e, finalmente, i preti poterono associarsi in "colleggiata". Alla nascente borghesia agro-pastorale, sempre più unita da una fitta rete di relazioni interfamiliari, si contrappose quella non terriera legata al commercio e all'esercizio delle professioni liberali, che "non infondatamente credeva di essere e di stare a pari de' maggiorenti, imbevuti del vieto pregiudizio che le classi dedite al commercio fossero socialmente dammeno delle classi proprietarie". Quel conflitto condizionò la vita politica, sociale ed economica rionerese di quegli anni, prima e dopo la breve esperienza repubblicana, nella stagione delle riforme istituzionali e del contrasto e repressione delle bande armate del decennio napoleonico.