Scriveva un grande studioso di urbanistica antica, Guido A. Mansuelli, che le città romane non sono oggetti da museo, da descrivere nella loro forma definitiva, perché non l'hanno; esse cambiano nel tempo, anche se l'impianto resta sempre quello impostato dai Romani e continuato spesso nel Medioevo, fino all'età moderna. Ed è così anche per Pavia. Tuttavia, per la nostra città il momento in cui le caratteristiche urbane si affermano in maniera perentoria e completa, non è proprio quello iniziale, della fondazione, della stesura dell'impianto. Questo momento si fissa nell'età di Augusto. Fu allora che la sua pianta, la sua forma urbis (forma della città), si sviluppò nella terza dimensione, quella verticale, in maniera compiuta, ben definita. Soprattutto attraverso la realizzazione di edifici e monumenti pubblici, la città acquistò una 'immagine': un tempio sulla piazza pubblica, un arco aperto nelle mura, un ponte, ecc. Non vi erano regole precise, ma principi generali da seguire.