«Tutto iniziò quando acquistai presso un antiquario di via Solferino una mappa originale della Milano del 1840: preda di una viva emozione, in essa presi a situare vicende e personaggi del passato, collocandoli come su una scacchiera, vedendo di non alterare mai gli eventi storici (...). In quel "gioco", giorno dopo giorno le contrade cittadine presero a brulicare di vita ed io ero diventato uno spettatore, che, come in una sorta di fenomeno medianico, aveva attraversato a ritroso le barriere del tempo, materializzandosi nella Milano del XIX secolo. Così, sono stato uno della "Teppa", che, con quei ragazzi appartenenti a famiglie di rango, sfuggiva alla noia provocando incidenti a bell'apposta e con loro andavo a bere vino nelle osterie fuori di Porta Vercellina e motteggiavo le ragazze che incrociavamo nella contrada del Monte, facendole sorridere. Ho frequentato il salotto di Claretta, osservando divertito gli sguardi languidi che Carlo Tenca indirizzava all'amata contessa. Ho visitato i padiglioni dell'Esposizione del 1881 ai Giardini Pubblici, inzaccherandomi le ghette perché avevo malauguratamente deciso di andarci in un giorno di pioggia...»