Il testo espone il decorso dell'ultimo millennio del borgo di Erchie, divenuto un importante feudo ecclesiastico dell'ex abbazia di santa Maria Assunta con torri di difesa (angioine e aragonesi) e successivamente, sede di una pescosa tonnara a posta fissa, che catturava grossi esemplari di tonno rosso. Dopo l'impulso dell'agrumicoltura e l'impianto di limoneti, il cui rinomato frutto raggiungeva i mercati internazionali e lo sfruttamento della cava estrattiva di materiale calcareo e ferroso con conseguente occupazione di molti autoctoni, è iniziato il lento e progressivo "declino" economico e sociale di Erchie. Postfazione di Costantino Montesanto.