Per non dimenticare, per ricordare: sono le motivazioni che stanno alla base di questo lavoro; una ricerca che scandisce la fede e la devozione delle minoranze etniche in Trentino Alto Adige e nel vicino Veneto. Ladini delle quattro valli che ruotano attorno al gruppo del Sella e le genti mòchene e cimbre: geograficamente così lontane, religiosamente vicine, queste comunità hanno tessuto, nel corso di secoli, una geografia del sacro fatta di strade, sentieri, incontri, scambi. Tutti conducevano ai santuari. Alcuni di questi collocati all'interno della comunità stessa, altri ai limiti, altri ancora assai lontani, costringendo i fedeli a spostarsi per chilometri, magari giorni, per recarsi lì dove si credeva fosse possibile ricevere una grazia, implorare un'intercessione. Lasciando un pegno oppure - ottenuto ciò che si chiedeva - un ex voto per grazia ricevuta. Questo andare fu presente fin dagli albori della storia quando ci si recava presso gli antichi luoghi di culto. Poi la cristianizzazione ne ha assorbito l'energia sovrapponendosi; qualche volta creando ex novo un luogo dove si potesse compiere il pellegrinaggio rituale, una delle consuetudini più radicate delle comunità cristiane rurali, strettamente legate ai loro campi, ai boschi, alla caccia e perennemente assillate dal terrore di vedere rovinati dal gelo o dalla calura i raccolti indispensabili alla loro sopravvivenza. Ma ai santuari ci si recava anche per sposarsi, per tessere relazioni, per riagganciare antiche amicizie.