È il racconto garbato ed ironico della Spezia di ieri e di oggi, in cui compare la città, come gli spezzini l'hanno sempre conosciuta, con alcuni dei luoghi più amati e frequentati a fare da sfondo: il molo, i giardini, la stazione, le botteghe, i cinema e i teatri, come l'ormai perduto Monteverdi; animati da personaggi singolari e tipi bizzarri, che spesso si fanno ricordare per alcune spassose e immediate battute in dialetto. "Si parla di mugugno, frasi biascicate a denti stretti da personaggi che nei bar venivano classificati come 'cavalli' o 'grandi macchie'. Quando era la spezzinità, lo spirito che animava la poesia di Ubaldo Mazzini, a farla da padrona. Una miscela esplosiva di sarcasmo, autoironia, cazzeggio, cattiveria, improvvisazione e velocità di lingua." (D. Vergassola) Un omaggio divertente e affettuoso alla città ed ai suoi abitanti, dunque. "Pennellate di spezzinità" incorniciate in quadretti lievi ed umoristici, ai quali aggiungono un tocco artistico e "d'antan" una serie di fotografie d'epoca della città, in una veste accurata ed elegante.