Fabio Copiatti ritorna in Val Grande, a Cicogna, "L'ultima thule delle nostre vallate," per riprendere il filo di un discorso iniziato tre anni fa, che vede con questo libro il suo auspicabile approfondimento, nonché la sua maturazione. L'autore si conferma instancabile ricercatore di storie: storie nascoste negli archivi, nei vecchi giornali, nei racconti e nella memoria di chi resta, storie che trovano nuova vita nella sua penna aggraziata. Leggiamo così le vicende di parroci cacciatori, di lupi, di valanghe e di burattinai, di guide alpine, di alpigiani e di giovani portatrici. Storie di lavoro e di fatica, di devozione e di superstizione, ma anche momenti spensierati e gioiosi, di balli al suono dell'armonica e prime gite sociali. E il risultato è un affresco corale che dà nuova vita a quello che oggi è unanimamente considerato il paradiso della wilderness, ma che in un passato nemmeno troppo lontano è stato casa - amata o odiata ma pur sempre casa - per intere generazioni di famiglie.