L'autore scrive questo libro "per salvare il ricordo delle tradizioni di dignitosa operosità, per ricordare un passato che gronda di sangue e sudore di tanta umanità scomparsa, per non far disperdere la nostra storia prima che vada nell'oblio, non come sognatori, non come servitori della memoria antiquaria, ma spinti da una attitudine religiosa a leggere nel paesaggio sanfelese e, particolarmente negli uomini, i segni di una grande nobiltà non servile e non povera, di una storia perenne come la luce nitida delle nostre albe e dei nostri tramonti per dare un volto, un nome, un significato, non alla persona ma alle numerose generazioni che nella dignitosa povertà, hanno saputo apprezzare i valori della vita".