Il nanismo imprenditoriale che caratterizza il mondo produttivo italiano è un dato incontrovertibile. Ma quali sono realmente i freni che non consentono alle piccole e medie imprese di crescere? E quali sono i settori che potrebbero trarre vero giovamento da un cambiamento strutturale? È chiaro che la capacità di aggregazione e di sviluppo sono elementi che non possono essere determinati solo dalla volontà delle singole imprese, ma devono essere obiettivi verso i quali, in questo particolare momento storico, lo Stato deve avere la capacità di accompagnare il sistema imprenditoriale, traghettandolo verso una ragionevole crescita e impegnandosi sia in una massiccia erogazione di risorse sia in termini di sblocco di quei lacci che ancora lo imbrigliano. I dati elaborati dall'Ance parlano infatti di oltre 4.400.000 aziende operative nel sistema industria e servizi che occupano circa 17.300.000 lavoratori. Sappiamo, inoltre, che nel nostro Paese un'azienda occupa mediamente circa 4 lavoratori. Inoltre, il 95% delle imprese ha trovato nel dimensionamento fino a 9 addetti la possibilità di garantire continuità aziendale e standard di concorrenzialità. (dalle considerazioni iniziali del Presidente Eurispes Gian Maria Fara)