Il celebre detto hobbesiano, che dà il titolo a questa silloge di studi di Franco Todescan, articolata in due volumi, esprime icasticamente il tema del volontarismo giuridico, di cui i singoli saggi rappresentano, per così dire, le «variazioni sinfoniche». Nati in tempi e per occasioni diverse, ricomposti ora entro un'unica cornice, costituiscono complessivamente un'opera organica, che racchiude il fondo essenziale della sua visione filosofico-storiografica e di alcuni esiti cui è pervenuto nel corso di oltre un cinquantennio di attività di ricerca. I saggi di questo secondo volume intendono proseguire l'esame del «volontarismo giuridico» scolastico affrontando un nuovo, delicato problema. Se è lecito dubitare di una troppo facile contrapposizione fra una Scuola classica (antica e medievale) e una Scuola moderna del diritto naturale, che nella sua cristallina nettezza non rende adeguatamente ragione del sorgere repentino del moderno giusnaturalismo «laico», altrettante difficoltà presenta la tesi opposta, che oggi sta riscuotendo sempre più larghi consensi, e che potremmo sinteticamente definire, in antitesi a quella della «frattura», la tesi della «continuità». Perché se di una continuità si intende parlare, resta poi pur sempre da precisare se essa significhi affermazione di una sostanziale omogeneità, e quindi superamento di ogni autentica distinzione fra le due Scuole, o se invece tale continuità indichi un trapasso ch'è sì graduale nel tempo, ma che, attraverso mille piccole fratture, determina complessivamente uno snaturamento della matrice originaria, snaturamento che solo può poi, in definitiva, consentire la nascita indolore del nuovo sistema codicistico.