Un delitto - l'usura - un contratto - il mutuo - ed un bene mobile - il denaro - costituiscono la struttura oggettiva di questa ricerca che, come si conviene ad ogni vicenda di storia della giustizia, sul piano soggettivo si arricchisce della presenza dei protagonisti del processo (giudici, avvocati, parti processuali) e di attori meno immersi nelle logiche giudiziarie, richiamati dalla polivalenza e suggestione del tema. Situato sulla tenue linea di confine fra diritto, economia e morale, il prestito ad interesse suscitò in molti studiosi delle scienze sociali la più forte delle attenzioni: discutere della capacità del denaro dato a mutuo di produrre altro denaro, della liceità giuridica dell'operazione, significava prendere posizione a favore o contro la logica d'impresa, la mobilità sociale, l'interpretazione aperta o chiusa delle Scritture. Il dibattito che ne seguì assunse a metà Settecento, quando i giochi erano aperti, i toni della contesa inevitabile tra modernisti e conservatori e nella seconda frazione del secolo successivo, all'epoca del mercantilismo trionfante, i modi della battaglia di retroguardia, dall'esito già segnato.