Nel volume s'indaga su come dirimere l'intreccio, non sempre felice, tra sfera del diritto e sfera della religione. A tal fine è necessario individuare una teoria politica e dei principi giuridici che godano di una solida giustificazione filosofica. Nel tentativo d'individuarli, l'autore presenta una tesi - definita razionale - secondo la quale, dal punto di vista filosofico, diritti umani, libertà fondamentali e laicità sono concetti che hanno una genesi teorica unitaria, riconducibile in via principale alla svolta soggettivistica avviatasi con la filosofia moderna e il razionalismo cartesiano. Da allora l'uomo non è più considerato "soggetto" nel senso di sottoposto all'autorità ma quale individuo emancipato, dotato di autonome capacità conoscitive e di giudizio. Il lume della ragione è sufficiente a rischiarare il cammino dell'uomo, che può rivendicare diritti e libertà a titolo individuale e lo stato, non più detentore della verità, deve riconoscere uno spazio!