Esiste un'autonoma capacità di diritto pubblico, distinta da quella di diritto privato? Quali sono i suoi precedenti storici? È possibile rinvenirne un inquadramento costituzionale? E qual è il suo rapporto con altri concetti affini, quali la soggettività giuridica, la personalità giuridica e lo status? Se nel corso del XIX secolo si afferma una nozione di capacità, come figura generale e unitaria, spettante ad ogni soggetto, dall'altro lato essa sembra mascherare, nella sostanza, situazioni di profonda diseguaglianza ed emarginazione. È così che, accanto alla capacità giuridica "uguale per tutti", viene individuata un'ulteriore e differente capacità, la capacità di agire, attraverso la quale si recuperano ampie posizioni di privilegio. Da qui, il discorso viene giocoforza ad incentrarsi sull'analisi della capacità, nelle sue due componenti di titolarità ed esercizio. Quindi, il passaggio "dal diritto al fatto" diventa obbligato. Ciò offre l'occasione per riflettere sul principio di effettività in materia di diritti fondamentali.