Giovanni de Foresta è un personaggio pochissimo studiato e poco frequentato dalla storia del diritto, nonostante il suo notevole apporto alla causa dell'unità d'Italia. Sostenitore di Cavour, sedette alla Camera subalpina per due legislature e rivestì due importanti incarichi di governo: fu ministro di Grazia e Giustizia nel governo D'Azeglio, quando ormai stava maturando il "connubio", e nel secondo governo Cavour, durante il periodo di applicazione delle leggi Siccardi e la stipula degli accordi di Plombières. Dopo il 1861, in qualità di magistrato e senatore, promosse fondamentali disegni di legge per l'unificazione legislativa di tutti i territori del Regno d'Italia, svolgendo il delicato incarico di relatore per conto dell'Ufficio Centrale del Senato. In tale veste De Foresta nel 1865 partecipò alle sedute per l'approvazione del Codice civile Pisanelli e di quello penale Mancini: il Codice civile, che il senatore nizzardo sostenne convintamente, fu promulgato in quello stesso anno, quello penale, invece, fu deliberato soltanto nel 1889 ad opera di Zanardelli.