Il volume inquadra il potere punitivo del Pontefice Massimo nei confronti dei sacerdoti di Roma antica analizzando, in maniera specifica, il rapporto tra la massima autorità religiosa romana e le vergini Vestali. Com'è noto, tali sacerdotesse ebbero un ruolo fortemente carismatico nell'organizzazione socio-politica di Roma per tutta l'esperienza del paganesimo. Il lavoro ricostruisce la singolare peculiarità della loro cooptazione, le funzioni religiose e civili, i privilegi per poi analizzare, dal punto di vista sostanziale e processuale, le drammatiche conseguenze del reato d'incestum nel quale esse potevano incorrere. La punizione di tale crimen, consistente nell'essere sepolte vive, era di esclusiva pertinenza del Pontefice Massimo, ma subì col tempo una trasformazione profonda che portò per vari versi ad infrangere il monopolio pontificale. La figura della Vestale e il suo particolare status vengono quindi inquadrati nell'ambito della condizione della donna romana e dei costumi caratterizzanti tale società, guardando infine ai rapporti tra le sacerdotesse e il potere politico e alle trasformazioni che caratterizzeranno tale figura in epoca imperiale.