La monografia ricostruisce i profili normativi e dottrinali del "feudo ecclesiastico" dalla metà circa del secolo XI fino al secondo decennio del secolo XIII, allorquando la Chiesa d'Occidente impiegava diffusamente questo strumento negoziale nel suo sistema giuridico. L'istituto viene inteso come feudo di diritto comune, che investe le res ecclesiae quale oggetto della concessione beneficiale oppure le personae ecclesiasticae quale soggetto attivo o passivo del rapporto vassallatico. Pertanto nella prima parte del volume è delineato il quadro normativo derivante dalla disciplina contenuta nei Libri Feudorum e viene analizzato il pensiero elaborato dalla scienza feudistica sino alla composizione dell'apparato accursiano. La seconda parte è dedicata al Decretum Gratiani e all'esame della decretistica fino a Giovanni Teutonico. Ne emerge un campo di ampio respiro, nel quale acquistano particolare risalto i temi riguardanti la capacità delle personae ecclesiasticae di infeudare, la tutela delle res ecclesiae (ivi comprese le decime e le regalie), i rapporti di fidelitas, l'assunzione dell'abito religioso da parte del vassallo e l'estensione del privilegium fori dei chierici.