Questo volume affronta il tema del colonialismo, segnato da autorevolissimi contributi sia italiani che stranieri. Si tratta di un'analisi dell'esperienza coloniale britannica in India sia pure sotto il profilo particolare del pluralismo degli ordinamenti giudiziari e di polizia e dell'unificazione del diritto penale. Va detto che proprio l'analisi di quei diversificati ordinamenti impone anzitutto che lasci emergere il ruolo del personale indigeno, cui vennero affidati dagli amministratori coloniali ruoli di esazione fiscale e di disciplinamento sociale per ottenere il pieno controllo politico dei territori e dei sudditi indiani. I compiti specificatamente giudiziari di questi stessi soggetti determinarono notevoli distorsioni del sistema criminale sperimentato in colonia. Tra le prassi processuali distorte, il ricorso a strumenti di indagine e di ricerca delle prove definibili come tortura: una prassi, questa, fortemente stigmatizzata dall'amministrazione coloniale, ma drammaticamente funzionale alle logiche di controllo dei territori periferici e, per tale motivo, mai completamente sradicata. All'eco di queste pratiche nel dibattito parlamentare inglese, ed allo scandalo da esse suscitato il libro dedica attenzione. Il lavoro rivela anche il singolare gioco di specchi che le sperimentazioni indiane, dirette a realizzare la codificazione penale, suscitarono negli ambienti giuridici della madrepatria e nello stesso parlamento inglese.