Il tema del ricorso allo schema societario per l'esercizio della professione legale è stato di recente oggetto di una storica riforma all'interno dell'ordinamento inglese, laddove il percorso legislativo italiano appare ancora oggi in itinere. La prima parte del testo esamina l'evoluzione del quadro normativo inglese in materia, dal primo modello della Legal Partnership alla forma societaria della Limited Liability Partnership per giungere sino alla riforma del Legal Services Act del 2007 e dei successivi provvedimenti regolamentari (per tutti, l'Handbook della Solicitors Regulation Authority). In virtù di tale riforma - che ha introdotto il nuovo modello organizzativo delle c.d. Alternative Business Structures - il legislatore inglese ha sancito l'ammissibilità dell'ingresso, senza alcun limite, di soci di capitale nella compagine delle law firms nonché la possibilità di affidarne integralmente l'amministrazione a soggetti estranei alla professione e si è addirittura spinto ad ammettere la possibilità di esercitare all'interno dei nuovi modelli non solo attività legali riservate, ma qualsiasi attività (anche d'impresa). La seconda parte del testo esamina, altresì, l'evoluzione del percorso normativo italiano, dalla legge n. 1815/1939 al D.Lgs. n. 96/2001 sino alle recenti leggi n. 183/2011 e n. 247/2012, percorso che appare guidato da obiettivi antitetici di politica legislativa e che mostra in ogni caso un esito ancora oggi incerto.