Il volume nasce da alcune esperienze di ricerca e di insegnamento tutte legate al metodo della comparazione giuridica. Da sempre in competizione e ricche di varianti al loro interno, le tradizioni di civil law e di common law costituiscono referenti privilegiati del comparatista. L'indagine ripercorre alcuni momenti che hanno contraddistinto, sul piano storico ed epistemologico, l'ascesa dei rispettivi modelli e terminologie, il problema della traduzione giuridica e l'affermarsi di 'lingue franche' del diritto. Particolare attenzione suscitano la tendenza all'omologazione delle dinamiche socio-economiche agli schemi più in voga nel Common Law statunitense e la progressiva standardizzazione giuridica internazionale, per via del vorace modello neoliberista. Un ruolo centrale vi rivestono una filosofia rigidamente utilitaristica ed un'attitudine 'fagocitante' del- l'Economic Analysis of Law rispetto alla vocazione politico-assiologica del diritto. Ma, come suggerito dagli studi più moderni di Law and Economics, occorre ampliare i nessi interdisciplinari, alimentando un dialogo, scevro da pregiudizi, tra diritto ed altre branche del sapere. In questo senso, la comparazione giuridica può costituire una chiave di lettura composita della realtà, volta a valorizzare esperienze e dilemmi inascoltati, in un mondo sempre più segnato da diseguaglianze, discriminazioni e crisi geopolitiche. Nella disamina dei casi giurisprudenziali, cui è dedicata l'ultima parte, si sperimenta un approccio per problemi, sviluppando l'elemento narrativo ed analitico già insito nel discorso dei giudici e avvicinando, così, la ricerca alla prassi e ai suoi mutamenti.