Le ragioni che conducono a riconoscere nelle cliniche legali un nuovo paradigma della scienza giuridica risiedono nella concezione giusrealista cui esse si ispirano, negli obiettivi sociali che esse perseguono e nella capacità che tali esperienze formative esercitano nell'integrare azione pratica e concettualizzazione teorica, promuovendo il pensiero riflessivo. La clinica legale incrina gli assunti su cui si fonda il formalismo del giuspositivismo e promuove un apprendimento esperienziale che si rivela trasformativo grazie alla pratica riflessiva. Quest'ultima consente agli studenti delle cliniche legali di addentrarsi nei contesti in cui il diritto viene creato, rendendoli capaci di cogliere le complessità e le contraddittorietà insite nei fenomeni giuridici, di rielaborare sensazioni ed emozioni, di riconoscere e superare habitus e distorsioni cognitive. Simultaneamente, l'incontro con le persone nei confronti delle quali le pratiche del diritto si indirizzano permette ai futuri operatori del diritto di confrontarsi in modo diretto e concreto con il problema dell'accesso alla giustizia. L'esperienza decennale nell'ambito della formazione clinica legale consente all'Autrice di ricorrere alle riflessioni autoetnografiche elaborate dagli studenti coinvolti in attività in uffici giudiziari e istituti penitenziari per dimostrare il potenziale trasformativo della pratica riflessiva nell'ambito dei processi di apprendimento del diritto in con-testo.