Il processo ha radici non solo nella ragione, ma anche nelle emozioni e nella volontà. Di qui la divisione del volume in tre parti: Estetica, Retorica e Metafisica. Si tratta di una divisione che non ha bisogno di altre specificazioni (neppure nell'indice), poiché individua sin dal principio tre idee fondamentali del metodo nei movimenti quasi incalzanti di una sinfonia. Il nómos non è estraneo al páthos. È il contenuto di una Estetica come scienza. Non mancano, cioè, le emozioni; bisogna solo convincersi che possano contare. Le emozioni giuridiche, infatti, hanno in comune con i giudizi estetici nella letteratura e nell'arte in generale la stessa capacità di elevarsi al senso di una regola universale. È ciò che si scopre, ad esempio, nei giudizi equitativi o nella finzione giuridica con cui il giudice tratta il torto legale per quello che è, ossia come l'inevitabile oscurità della legge che non può rimanere in se stessa. Lo testimonia, tra l'altro, in queste pagine la giustizia eterna del Doge nel Mercante di Venezia di Shakespeare.