Ogni giorno dei luoghi scompaiono. Angoli di mondo, creati dall'uomo o dalla natura, impregnati di un senso che percepiamo senza riuscire a catturarlo. Per i Romani, ogni spazio era abitato da una divinità minore e il massimo pericolo stava nell'abitare luoghi privi di spirito, dunque di anima. Oggi i luoghi sono rari: banalizzati, spazi funzionali e privi di affetti. Con la perdita del senso del luogo, l'uomo si separa sempre di più dal mondo. Il giardino, sia esso antico o moderno, principesco o operaio, utile o di piacere, nascosto o pubblico, è un laboratorio. Da sempre, gli umani vi sperimentano un modo per stare sulla terra, tra natura e cultura. C'è stato un tempo in cui vi condensavano sogni di bellezza ideale e cosmogonie. Oggi sono anzitutto luoghi di resistenza. Esplorare il giardino come spazio poetico ed esistenziale è l'ambizione di questo volume, che raccoglie le voci di alcuni dei principali esponenti del pensiero del giardino contemporaneo.