Il commissario capo Silvestri ha fiuto e solidità etica, tenacia e vivacità culturale ma una sorta di languore introspettivo, di cui l'arcipelago lagunare spesso dota i suoi nativi, lo porta a condurre le sue inchieste con un coinvolgimento emotivo gravoso, a tratti atipico. La Venezia dei nostri giorni, teatro plurale e contraddittorio dei crimini seguiti dal commissario, sembra fatta apposta per acuire questa propensione: il mito irrinunciabile di Porto Marghera e l'abusata meraviglia del centro storico, la reattiva ma incompiuta identità di Mestre, le seducenti nostalgie del Lido, appaiono dimensioni tra loro altre, tenute insieme a fatica. Le indagini nella Venezia metropolitana di Silvestri finiscono per rispecchiare le inquietudini di una città alla ricerca di un nuovo equilibrio, mentre il suo sforzo di comprendere i perché ci rivela che, in fin dei conti, le difficoltà che deve affrontare costituiscono l'approdo migliore per la sua umanità.