Le usuali e noiose incombenze d'ufficio del commissario Giovanni Sante vengono messe sottosopra dall'imprevisto arrivo in questura d'una donna. Questa, senza preavviso, si getta a terra mimando un tuffo nell'acqua e inizia a nuotare sul pavimento, urlando ripetutamente "Rosalia è in pericolo!" La poveretta si chiama Anna Bidenti e, ovviamente, viene ricoverata in ospedale per accertamenti sul suo stato psicologico. Sante, colpito dall'incredibile delirio inscenato davanti ai suoi occhi, la raggiunge in reparto ma viene informato della sua morte. Qualche giorno dopo, il destino fa in modo di aiutarlo a svelare il mistero rimasto insoluto; mentre legge i fatti di cronaca sul quotidiano, la sua attenzione si fissa sulla morte d'una geologa, deceduta per quello che pare un banale incidente d'auto, avvenuto in località Portella Femmina Morta, vicino a Messina: il nome della poveretta è Rosalia Pittoni! L'acuto commissario crede nelle coincidenze, per cui dà il via a un'indagine per verificare un possibile collegamento tra le due morti. Raggiunta la Sicilia, prende subito contatto con il commissario Giorgio Bravin. I due poliziotti, interagendo con la DIA e con i Carabinieri, si trovano invischiati in una pericolosa indagine con possibili coinvolgimenti di Mafia e di colossi farmaceutici. In un finale pirotecnico e senza esclusione di colpi, lo stesso Sante rischia la vita, ma scopre l'amara verità. Dichiara Nicola Skert: "Tutto ciò che è diverso da quello che si conosce e ci tranquillizza, spesso fa paura, lo si teme. È una difesa naturale. Quindi, tranne per qualche rara eccezione antropologica, il sistema tende a premiare lo standard, interpretando tutto il resto come un errore".