Milano, dicembre 1953. Il commissario Giacomo Sinibaldi è chiamato a indagare sulla scomparsa di una bambina. Dai primi accertamenti non emergono fatti tali da ricondurre a un sequestro a scopo estorsivo o dettato da rancori, e ciò lo porta a formulare una personale teoria: a rapire Elisa è stato qualcuno che intende farle del male, tesi che trova poi conferma nel ritrovamento del corpo straziato della bambina. Le successive indagini portano Sinibaldi in Sicilia, dove viene segnalato un caso analogo. Torna a Milano con un nome, quello di Arturo Barresi, e con la convinzione che fosse quest'ultimo l'autore del delitto su cui indagava. Barresi, che continuerà a uccidere, lascia poche tracce utili dietro di sé, tuttavia Sinibaldi riesce a individuarlo. Per ben due volte è a un passo dal catturarlo, ma l'uomo gli sfugge. Servirà una terza occasione per fermarlo definitivamente. La storia, tuttavia, non si conclude con la morte di Barresi. L'uomo agiva con un complice rimasto però nell'ombra. Sono le casuali parole di un inserviente del manicomio di Mombello a indicare a Sinibaldi quale strada seguire per identificarlo. Proprio in quel luogo, dove lo stesso Barresi era stato internato per diversi mesi, era infatti nato quel sodalizio criminale. Con questo romanzo Scognamiglio si conferma un autore originale, in grado di esplorare l'oscurità dell'animo umano e a riportarla in pagina con uno stile limpido e avvincente.