Il commissario Melchiorre Ferrari combatte il crimine all'Imperial Regia Delegazione di Polizia, con i suoi gendarmi e il fedele Steiner. Non ama allontanarsi da Pavia, né dalla sua casa in Contrada Mezzabarba. Eviterebbe ogni spostamento in carrozza: malgrado sia zoppo, dice di poter arrivare dappertutto. La città è al confine con il Regno di Sardegna; sul Ticino i pavesi contrabbandano solo «roba da bere e da mangiare»: lavoro di routine. Ma compare un dottore: «Lombroso. Cesare Lombroso. Ma non sono ancora dottore». Così si presenta, e il commissario, per quanto affascinato, non si fa convincere sulla questione del crimine come malattia congenita. La notizia di un'evasione precognizzata dal Lombroso lo fa vacillare: forse il dottorino non dice cose a vanvera. E si dimostra anche buon pittore: gli mostra il ritratto di una donna di cui si è innamorato. Ma quella donna fa innamorare anche i gendarmi. Si chiama Teresina e provoca un certo languore anche in Melchiorre: una sorta di inno alla giovinezza, che lo farà scantonare da qualche suo solido principio.