Gaetano Innamorato, schivo e solitario impiegato delle Ferrovie, trasferito a Bari per punizione disciplinare, viene trovato impiccato in ufficio una mattina d'aprile del 1926. Benché lo sventurato non abbia lasciato neppure un biglietto che chiarisca le ragioni del gesto, gli inquirenti non dubitano che si tratti di suicidio. La perquisizione del modesto appartamento abitato dall'uomo non offre nulla di rilevante per le indagini, eccezion fatta per una voluminosa e singolare collezione di fotografie, e così il caso si appresta ad essere archiviato. Malgrado l'apparente assenza d'indizi di reato, però, l'ostinato maresciallo Albino Casati e l'intraprendente sostituto procuratore del re, Alcide Saponaro, si inducono a non trascurare pur labili ipotesi. Quando il loro percorso investigativo incrocerà la personale indagine dell'integerrimo capo operaio Gennaro Loiacono, impegnato a salvare la bella Annina dalle malie dell'occultista Altavàn, emergerà la chiave del movente del suicidio e il marciume che ancora resiste alla proclamata "aria pulita" del nuovo Regime.