Sono passati tre anni dalla conoscenza con il Commissario Capo Libero Borghetti. Tre anni e tre indagini che hanno messo a fuoco una società a tratti buia, a tratti buona. Come i vasi del Commissario: quello bianco, della chiarezza; quello nero, dell'oscurità. Lo ritroviamo un passo più vicino alla stanchezza di una lunga carriera, ma sempre limpido nel suo metodo tripartito: assistere, osservare, riflettere. Nella quarta e nella quinta indagine - Panem et circenses e Come una gravidanza - lo accompagnano i complementari sbirri buoni Tarozzi e Del Ben: istrionico l'uno, asburgico l'altro. E riserveranno sentimentali sorprese. Non è mutato il bislacco legame che li lega reciprocamente e al Commissario, ineliminabile come il lambrusco di Nino e i ciccioli di Oreste, come il Salice con Aldo Minelli. Cosa è cambiato, invece? Si può accendere la tv seduti sul divano. Si può percepire l'incoerenza politica. Si possono vincere i campionati del mondo. Si può avere paura di chi dovrebbe amarci. Si può salutare un'epoca in tre giorni: malore, morte e funerali di un politico ancora uomo. E, dulcis in fundo, si può conoscere un nuovo personaggio: un piccolo, ibrido, placido ma gaudente personaggio dal doppio cognome.