Il corpo senza vita di una donna bellissima, esposto con macabra cura nella sala riunioni della Rai. Un magistrato emiliano, fresco di promozione e trasferimento nella capitale. Un caso da chiudere velocemente e senza clamore, mentre le sabbie mobili di quel mondo di lustrini, giochi di potere e apparenze rischiano di risucchiare il giovane magistrato. Niente è semplice come sembra, e individuare il colpevole potrebbe non essere sufficiente. «C'è stato un delitto alla Rai. Hanno ucciso una donna. Al settimo piano» si sentì dire l'ispettore Ramaccioni. Non stette a chiedere particolari, ma si attaccò a sua volta al telefono per chiamare l'abitazione di Riccardo Ferri, il nuovo sostituto procuratore, così nuovo che non lo aveva ancora conosciuto di persona. «Dottore, deve correre alla Rai. Hanno ammazzato una donna». Ferri stava guardando in televisione l'ultima amichevole della Nazionale di calcio prima dell'inizio dei Campionati europei. Si mise la giacca mentre chiamava un taxi, pensando che quella notte del solstizio d'estate non se la sarebbe dimenticata presto. Aveva ragione, anche se per difetto.