Gertrude Stein condivideva, con gli esponenti delle avanguardie di ogni epoca, l'ammirazione per la narrativa poliziesca, vista come gioco con la morte, imperio di regole severe sulla creazione fantastica, e perché, grazie al delitto, il personaggio tradizionalmente romanzesco esce subito di scena lasciando il campo all'osservatore. "Sangue in sala da pranzo" è l'unico racconto con delitto che la scrittrice abbia prodotto: con tutti gli elementi del genere presenti, a partire da una morte enigmatica, ma destrutturati, ridotti a nervosi brandelli di storia fissati in alcune visioni, come un quadro surrealista. Poiché la Stein, nell'anno del grande e inatteso successo dell'"Autobiografia di Alice Toklas", intendeva, come avrebbero fatto in tanti nella letteratura del Novecento, seguendo le orme di una trama gialla e frugando nelle sue convenzioni, combattere la sfida con il mistero della scrittura.