Canelli, l'ombra delle colline e il profumo del moscato. Ma anche il luogo dei gialli di Fausto Marengo. Quest'ultimo uscito, "L'alba del commissario Bodoni", si potrebbe definire un "prequel", come quelli che fanno alla televisione, tipo "Il giovane Montalbano", per intenderci. Si racconta cioè come e qualmente il nostro detective, che nel libro precedente ha ormai raggiunto l'età della pensione, abbia cominciato. Un lavoro di fantasia, questo salto all'indietro, che consente al lettore di ritornare al passato, di riscoprire tempi e luoghi per fortuna non dimenticati. Ma che anzi, grazie alla promozione del territorio quale patrimonio mondiale dell'Unesco, stanno viaggiando verso un meritato splendore. La figura immaginaria di Bodoni, un po' carabiniere un po' poliziotto, cervello fino, grande intuito, robusta umanità, cinismo quanto basta per fare bene il proprio mestiere, sintetizza una concezione. Quella delle forze dell'ordine come motore buono e positivo: un meccanismo organizzativo e professionale che rafforza la società. Recensione di Alessandra Comazzi.