In una notte d'agosto, sotto una luna piena e un cielo senza stelle, il malinconico Lord Hartright si imbatte in una misteriosa donna vestita di bianco che si aggira inquieta per le vie di Londra. Da questo incontro fortuito si dipana una vicenda sinistra fatta di scambi di persona, inganni, morti improvvise e continui, imprevedibili colpi di scena. Abilissimo nel tratteggiare con sottigliezza i vari tipi psicologici, Collins adotta una tecnica narrativa a più voci descrivendo la vicenda dal punto di vista dei diversi personaggi, come fossero testimoni chiamati a deporre alla sbarra. "La donna in bianco" (1860), il romanzo che all'epoca consacrò definitivamente il suo autore, è un thriller a tinte melodrammatiche che precorre il mistery novel. Ma Collins non ha bisogno di scomodare il soprannaturale per tenere viva la suspense; gli basta attingere alla cronaca e mostrare i vizi e le ambiguità che si nascondono dietro la rispettabile facciata della società vittoriana. Come scrisse Henry James pochi anni dopo l'uscita del libro: «Collins ha introdotto nel romanzo i più misteriosi dei misteri, quelli che sono fuori della porta di casa nostra».