"La suprema inchiesta" è il romanzo di una ricerca impossibile. Un'indagine attorno a un misterioso omicidio che si trasforma in un resoconto dei nostri umani tentativi - a volte sublimi, a volte fallimentari, altre ancora grotteschi - di raggiungere la verità. Roma, 2010. Livia Bianchi, vicequestore aggiunto, si trova a indagare sulla morte di una escort di lusso, assassinata brutalmente a poca distanza da Palazzo Grazioli. Sin da subito, il caso «Bella di Rodi» appare complesso: ogni elemento della vicenda sembra attorniato da una rete di disonestà, ambiguità e compromessi che dalla politica arrivano all'imprenditoria, fino alla criminalità organizzata. La stessa rete dentro cui si muove il marito di Livia, l'architetto Angelo Consani, in cerca dei finanziamenti per realizzare il suo ambizioso progetto di una Nuova Città Ideale. Tra loro i due figli, Lorenzo e Giovanna, persi nella confusione e nella vulnerabilità dell'essere giovani. È in questa cornice, mentre l'indagine di Livia avanza, che accade qualcosa di inatteso: personaggi dai contorni impossibili si mescolano ai protagonisti della cronaca; la realtà si apre ad apparizioni fantastiche; i tempi degli eventi collassano gli uni sugli altri; la parola lascia spazio alle immagini. Attraverso questo cortocircuito narrativo Alberto Casadei fa emergere all'interno del racconto una nuova inchiesta, più profonda, nella quale coinvolge anche il lettore: connettere ciò che appare difforme, spingersi al di là dell'atteso, rifiutare ogni facile risoluzione.