Non moriremo per un virus, ma per un batterio. Forse. Stavolta non si parte dalla stramba storia del pipistrello e dello spillover, ma da un'inchiesta ancora più stramba sul mondo della Moda in una Milano in tilt fra Dpcm e Covid. C'è un serial killer e i suoi sessuomicidi di modelle, con tanto di segni incomprensibili sul corpo. Un'indagine tragicomica in cui entra di tutto, dal DNA ai fondi di caffè. Un'inchiesta che diventa surreale, buffa nello specchio deformante delle psicopatologie del commissario Bob Lovato. Megalomane, forse maniaco sessuale peggio del killer, forse arraffone o forse uomo della giustizia più vera. Lovato ha due vice, uno porta in dote all'inchiesta il pessimismo cosmico, l'altro l'ipocondria assoluta: caratteristiche perfette per capire che quelle piccole infezioni delle modelle sono i primi passi del mostro pandemico. Infezioni da Stafilocco Aureus, banale batterio della pelle, ma resistente a tutti gli antibiotici. Raramente muta e uccide. Adesso contagia come una nuova peste. Chi è l'untore? È la follia di un uomo o il risultato malriuscito di esperimenti di Big Pharma? Una sola cosa è certa, nulla è come sembrava.