Il testo inizia con l'analizzare i motivi e il modo in cui Rosa G. Gallucci intraprese un lavoro insolito per una sedicenne degli anni Trenta del Novecento in un paese rurale della Calabria. Analizza il comportamento della fotografa in relazione alla sua condizione femminile, nel contesto di una cultura arabeggiante in cui emerge un'idea di donna assoggettata al padre o al marito e relegata alla dimensione casalinga che Rosa introietta, facendola diventare condizione quasi assoluta dell'esistenza e del lavoro. Si prende in considerazione, del resto, la riconquista, attraverso la fotografia, della libertà negata. Si accenna alla vita serena che Gallucci seppe costruirsi e alle gratificazioni legate al riconoscimento del valore del suo lavoro, attraverso due mostre tenute nel paese natale e una terza esposizione che oltrepassò i confini della Calabria. Viene preso in esame il suo lavoro come mestiere e come frutto dell'ingegno.