Conosciuta tradizionalmente come "La Torre dei pomodori" di Isola d'Arbia, l'ex impianto Idit (Industria di Disidratazione Isola Tressa) rappresenta a tutti gli effetti un esempio di archeologia industriale, ma se questa definizione non trova ostacoli burocratici ed estetici in altre realtà italiane, per "l'ecomostro della Val d'Arbia" i riconoscimenti sono contrastanti. Alle porte della Val d'Orcia, Patrimonio Unesco dell'Umanità e inserito all'interno di un paesaggio simbolo della Toscana nel mondo, il silos di ferro, vetro e cemento, alto più di settanta metri, svetta al centro della Via Francigena e si lascia osservare da qualsiasi punto panoramico a sud di Siena. Rappresentazione di un grande sogno di ripresa economica, la Torre Idit, ad oggi fa parte dell'immaginario collettivo di un'Italia in ripresa, pronta a investire e con una lungimiranza tale da sfidare, sacrificando la più radicata e secolare cultura contadina della campagna senese, anche coloro che non vedevano di buon occhio uno sviluppo industriale in un territorio così lontano dalla grande imprenditoria del nord Italia.