Le prime immagini scattate da Paolo Lorenzon nei dintorni del paese di Negrisia, a ridosso del Piave, risalgono alla fine degli anni Sessanta, sul limitare tra due epoche: un 'medioevo', lì sopravvissuto più a lungo che altrove, e la modernità, che ha cancellato in tempo breve quasi ogni traccia del passato. Il giovanissimo fotografo ha fissato in un bianco e nero quanto mai suggestivo i tratti distintivi di entrambi i mondi: ha così saputo restituire un'atmosfera e catturare l'anima di una terra e della sua gente. Scrive Claudio Rorato nel testo introduttivo: «Dove sono oggi quegli 'stradoni' affiancati da siepi altissime, che portavano alle case dei contadini? E quelle aie spesso fangose, ingombre di attrezzi, dov'erano soprattutto gli odori a guidarti? Le zaffate della stalla, il profumo aromatico del fieno, l'odore erboso del radicchio?» Sul finire degli anni Settanta la campagna è ormai perfettamente ordinata, geometrica, drenata di ogni acqua superflua. In quel mondo profondamente mutato, l'artista sceglie di volgere lo sguardo verso altri luoghi e soggetti, prediligendo gli eventi atmosferici e gli spettacoli cui le leggi della fisica danno origine nella natura.